27 maggio 2009

Io cammino accompagnato dal dio della guerra e dal dio della fortuna!



Il commento su Marengo (v. qui) ha suscitato una serie di commenti sui quali è necessario “dire qualcosa”.
Innanzittutto, il personaggio Napoleone.
E’ notorio che l’Empereur suscita sempre valutazioni e, perché no?, sentimenti contrastanti: comunque, mai di “mezza misura”; o lo si ama o lo si odia. E’ per questo che bisogna trovare di lui gli elementi che unificano i giudizi, non quelli politico-militari che dividono.
Ed allora è meglio subito fare chiarezza, anche se dobbiamo dire che è sempre un po’ arrischiato il valutare personaggi ed eventi storici con il metro contemporaneo. Tutto dovrebbe essere sempre rapportato al tempo in cui è avvenuto.
Dunque il Corso dopo la disastrosa campagna d’Egitto (n.d.r.: ah le piramidi, mah!) il 9 ottobre 1799 tornò in Francia con l’obiettivo di rovesciare il Direttorio che, preoccupato della sua crescente popolarità, era ben deciso a ridurne i poteri.
Giunto a Parigi, riunì i cospiratori. Dalla sua parte si schierarono il fratello maggiore Giuseppe e soprattutto il fratello Luciano, allora presidente del Consiglio dei Cinquecento, che con il Consiglio degli Anziani costituiva il potere legislativo della Repubblica. Dalla sua riuscì ad avere il membro del Direttorio Roger Ducos e soprattutto Emmanuel Joseph Sieyès, il celebre autore dell'opuscolo Che cosa è il Terzo Stato? e ideologo di punta della borghesia rivoluzionaria. Inoltre, con lui si schierarono l'astutissimo ministro degli esteri Talleyrand e il ministro della polizia Joseph Fouché. Barras, il membro più influente del Direttorio dopo Sieyès, conscio delle capacità del giovane generale, accettò di farsi da parte.
Fatta trapelare la falsa notizia di un complotto realista contro la Repubblica, Napoleone riuscì a far votare dal Consiglio degli Anziani e da quello dei Cinquecento una risoluzione che trasferiva la loro riunione il 18 brumaio (9 novembre) fuori Parigi a St Cloud e si fece nominare comandante di tutte le forze armate.
Ciò fu fatto per evitare che durante il colpo di Stato qualche deputato potesse sollevare i cittadini parigini per difendere la Repubblica. L'intenzione di Napoleone era quella di portare le due Camere a votare autonomamente il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani. Non fu così: il Consiglio degli Anziani rimase freddo al discorso pasticciato di Napoleone per far pressione su di esso, mentre quando lo stesso Napoleone entrò nella sala del Consiglio dei Cinquecento i deputati gli si lanciarono contro chiedendo al Presidente (suo fratello Luciano, come si è detto) di votare per dichiararlo fuorilegge (cosa che voleva significare l'arresto e la ghigliottina).
Addirittura, durante il discorso al Consiglio degli Anziani, l'amico e intendente di Napoleone, Bourienne, dovette zittire il suo padrone che arringava sconnessamente l'assemblea con frasi come: “Io cammino accompagnato dal dio della guerra e dal dio della fortuna!”.
Nel momento in cui sembrava che il colpo di Stato fosse prossimo alla catastrofe, a soccorrere Napoleone giunse il fratello Luciano, che nelle vesti di presidente dei Cinquecento uscì dalla sala e arringò le truppe schierate all'esterno, ordinando che disperdessero i deputati oppositori. Memorabile il momento in cui puntò la sua spada al collo di Napoleone e dichiarò: «Non esiterei un attimo a uccidere mio fratello se sapessi che costui stesse attentando alla libertà della Francia».
Le truppe, in gran parte veterani delle sue campagne, al comando del cognato di quest'ultimo, il generale Victor Emanuel Leclerc e del futuro cognato Gioacchino Murat, entrarono nella sala del Consiglio con le baionette innestate e dispersero i deputati. In serata, le Camere venivano sciolte e fu votato il decreto che assegnava i pieni poteri a tre consoli: Roger Ducos, Sieyès e Napoleone.
Come si vede, questa vicenda non fu solo un "affare politico", ma un vero e proprio "affare di famiglia": fratelli, cognati,.....
Nominati consoli provvisori, i tre nuovi padroni della Francia redassero insieme a due commissioni apposite una nuova costituzione, la Costituzione dell'anno VIII poi legittimata da un plebiscito popolare.
Si sa, tutti i colpi di Stato (anche quelli del ‘900) trovano, dopo, la “legittimazione popolare” e tutte le rivoluzioni si concludono con un colpo di stato.
Il Consolato avrebbe dovuto essere un governo dei notabili, in grado di assicurare la democrazia attraverso un complesso equilibrio di poteri. Questo progetto fu mandato all'aria da Napoleone il quale, pur in teoria detentore del solo potere esecutivo, aveva in realtà facile gioco nello scavalcare quello legislativo frammentato in ben quattro Camere. Fattosi nominare Primo Console, ossia concretamente superiore a qualsiasi altro potere dello Stato, Napoleone ricostruì la Francia con una struttura amministrativa fortemente accentratrice ma così perfetta che è rimasta tale fino a oggi, articolata in dipartimenti, distretti e comuni, rispettivamente amministrate da prefetti, sottoprefetti e sindaci. Le casse dello Stato furono risanate dalle prede di guerra e dalla fondazione della Banca di Francia, nonché dall'introduzione del franco d'argento che pose fine all'era degli assegnati e dell'inflazione. Concluse il Concordato con la Chiesa, ratificato dal papa Pio VII nel 1801, riconoscendo che il Cattolicesimo era «religione della maggioranza dei francesi» (benché non religione di Stato), ma non le riconsegnò i beni espropriati durante la rivoluzione. Nel campo dell'istruzione, istituì i licei e i politecnici, per formare una classe dirigente preparata e indottrinata, ma tralasciò l'istruzione elementare, essendo dell'idea che il popolo dovesse rimanere in una certa ignoranza per garantire un governo stabile e un esercito ubbidiente. Con il plebiscito del 2 agosto 1802 fu riconosciuto Primo console a vita, una carica che era molto simile alla figura del dittatore dell'antica Roma ad eccezione del fatto che nell'antica Roma il dittatore aveva un incarico a termine, pari a sei mesi. Napoleone, naturalmente lo occupò per molto più tempo essendosi poi autoproclamato Imperatore.
E’ questa la parte che interessa davvero.
Per una sorta di eterogenesi dei fini, quanto Napoleone fece come Primo Console (escluse le vere e proprie rapine - come quelle delle opere d’arte, sulle quali ritorneremo - e le persecuzioni perpetrate in nome della Francia) per consolidare il proprio potere e fare uscire la Francia della crisi, segnò l’avvìo dello Stato moderno, dell’organizzazione dello Stato inteso come complesso ordinato di strutture preposte alla gestione della cosa pubblica.
In questo consiste il contributo indiscutibile del Primo Console, non del generale né - tantomeno - de l’Empereur.
Anche in Italia, quando si trattò dopo l’Unità di porre mano all’organizzazione dello Stato, ci fu una discussione molto accesa sul modello al quale riferirsi, e l’avvento di Bettino Ricasoli segnò la scelta definitiva del modello francese fondato sulle prefetture.
Su questi temi, oltre il dato celebrativo e "nazional-popolare", pensiamo, dovrà cimentarsi il "nuovo Marengo". Peraltro, il monumento che celebra Napoleone nel cortile antistante la Villa, lo raffigura proprio in divisa da Primo Console.
Molto presto diremo la nostra, con un ragionamento complessivo e propositivo.

Nell'immagine: Napoleone al Consiglio dei Cinquecento il 18 brumaio.