29 maggio 2009

Paolo De Michelis.


Il nostro ricordo per Giacomo Matteotti non può essere assolutamente disgiunto da quello di un nostro conterraneo: Paolo de Michelis di cui quest'anno si ricorda il 120° anniversario della nascita. Ecco la sua biografia a cura dell'Istituto per la Storia della Resistenza in Provincia di Alessandria.

Paolo De Michelis nacque a Valenza Po (Al) il 24 febbraio 1889. Operaio orafo, aderì giovanissimo, nel 1904, al Partito socialista italiano e nel 1914, a venticinque anni, fu eletto consigliere comunale nella sua città natale. L'anno seguente fu nominato segretario generale della Camera dei lavoro della Confederazione generale dei lavoro di Alessandria, divenendo uno dei più rappresentativi organizzatori sindacali della provincia.
Collaborò attivamente come pubblicista a numerosi periodici locali tra cui "La Scure" di Valenza, "Bandiera Rossa" di Casale Monferrato, "L'Idea Nuova", settimanale della federazione socialista alessandrina e l'"Avanguardia", il battagliero organo nazionale d'informazione della Federazione giovanile socialista. Allo scoppio del conflitto mondiale assunse posizioni antimilitariste e fu attivo propagandista del neutralismo.
Nelle elezioni politiche del 1919, le prime con il sistema proporzionale, il Psi in Piemonte superò il 50% dei suffragi ed elesse in Parlamento ben 29 rappresentanti sui 56 attribuiti alla regione. Nel collegio elettorale della provincia di Alessandria, che comprendeva anche i comuni che nel 1935 sarebbero stati scorporati per formare la provincia di Asti, i socialisti ottennero il 44,9% dei suffragi, riuscendo a far eleggere ben 6 deputati, tra cui lo stesso Paolo De Michelis.
Per le sue riconosciute doti di organizzatore, fu nominato segretario del gruppo parlamentare socialista alla Camera dei deputati, composto da 156 deputati, meritandosi ben presto la stima dei principali leader socialisti dell'epoca.
Rimasto nel partito socialista dopo la scissione comunista del gennaio 1921, nell'aspro dibattito tra le correnti interne De Michelis si schierò con la frazione "centrista", capeggiata da Gregorio Agnini, che cercava di mediare tra le posizioni dei riformisti turatiani, sostenitori di una politica gradualista e i massimalisti guidati da Serrati, favorevoli all'azione rivoluzionaria e all'adesione all'Internazionale comunista. Il tentativo, destinato all'insuccesso per l'intransigenza della maggioranza massimalista, era quello di evitare una nuova scissione, attraverso un compromesso tra l'autonomia d'azione rivendicata dal gruppo parlamentare, in larga maggioranza riformista, e la direzione del partito, che non intendeva abdicare al suo ruolo di guida complessiva del movimento socialista, sindacato compreso.
De Michelis, che nel frattempo si era trasferito a Roma, aderì, nell'ottobre del 1922, al Partito socialista unitario (Psu), forte di oltre 80 deputati, che raccoglieva i dirigenti politici e sindacali riformisti espulsi dal Psi massimalista e di cui divenne segretario Giacomo Matteotti. Con il giovane deputato veneto egli strinse subito un forte sodalizio politico, diventandone il segretario particolare, fino al rapimento e all'uccisione del leader riformista nell'estate del 1924. A testimonianza di questo legame, Filippo Turati in una corrispondenza con Anna Kuliscioff, scriveva, all'indomani della scomparsa di Matteotti, che De Michelis "gli era accanto come un caro padre".
Nell'ambito delle attività organizzative del Psu, De Michelis aveva assunto nel 1923 l'incarico di segretario della Federazione interprovinciale Laziale-Umbra e l'anno seguente era stato inviato in Sicilia, quale fiduciario della direzione nazionale per promuovervi l'organizzazione del partito. Nel 1925, invece, fu nominato segretario della sezione di Roma.
Sciolto il Psu nel novembre del 1925 a causa dell'attentato a Mussolini compiuto da un ex deputato riformista, Tito Zaniboni, De Michelis, dopo la morte della sua compagna, lasciò la capitale e ritornò a Torino, per continuare la battaglia politica contro il fascismo oramai imperante. In Piemonte ricoprì il delicato incarico di fiduciario-segretario della sezione regionale del Partito socialista dei lavoratori italiani (Psli), erede del disciolto Psu.
Il Piemonte era una delle ultime roccaforti dell'opposizione al fascismo ed in particolare una roccaforte dei riformisti, che nelle elezioni del 1924, contrassegnate dalle violenze squadriste, erano stati il primo partito della sinistra nella regione, sopravanzando sia il Psi massimalista che il Pcd'l di Gramsci e Togliatti, ottenendo oltre 50.000 voti e portando in Parlamento ben tre deputati (Giulio Casalini, Oddino Morgari e Bruno Buozzi).
Abbandonata l'attività politica durante il ventennio, De Michelis dopo la caduta di Mussolini, nel luglio del 1943, si recò a Casale Monferrato per riallacciare i rapporti con i vecchi compagni socialisti e dopo l'8 settembre partecipò attivamente alle riunioni del locale Comitato di liberazione nazionale che operava nel comprensorio casalese e a Valenza.
Per questa sua attività resistenziale De Michelis fu arrestato nel marzo del 1944 e condotto alle carceri "Nuove" di Torino, dopo essere transitato nella caserma di via Asti, luogo di tortura delle milizie nazi-fasciste operanti nel capoluogo subalpino.
Dopo la liberazione riprese il lavoro di riorganizzazione delle disperse file socialiste che si erano riunite nel Psiup (nato nel 1943 dall'unione del Psi, con il "Movimento di unità proletaria per la rivoluzione socialista" (Mup) di Lelio Basso e l`Unione proletaria italiana" (Upi) di Giuliano Vassalli e Achille Corona), assumendo l'incarico di segretario della federazione provinciale di Alessandria.
Nelle consultazioni del 2 giugno 1946, De Michelis fu il terzo degli eletti socialisti alla Costituente, con 16.733 preferenze personali, per la circoscrizione del Piemonte Sud (Cuneo-Alessandria-Asti), dopo Giuseppe Romita, ministro dell'Interno e Umberto Calosso, la popolare "voce" di Radio Londra.
Nel gruppo socialista alla Costituente De Michelis ritornò a ricoprire l'incarico di segretario, che aveva svolto prima del fascismo sia nel Psi che, dopo il 1922, nel Psu (n.d.r.: dal sito della Camera dei Deputati, si apprende con precisione che fu capogruppo parlamentare dal 15 luglio 1946 al 7 febbraio 1947 sostituito poi da Pietro Nenni, e segretario dello stesso gruppo dall'8 febbraio 1947).
L'acceso dibattito interno al partito socialista tra i sostenitori di un'alleanza organica con i comunisti per approdare, in tempi brevi, ad un partito unico dei lavoratori e i fautori, al contrario, di una maggiore autonomia del Psi rispetto al Pci, sfociò nella scissione di Palazzo Barberini e la fondazione del Partito socialista dei lavoratori italiani, erede del Psu pre-fascista. A differenza della stragrande maggioranza dei riformisti, De Michelis decise di non aderire al Psli per continuare la sua militanza nel partito socialista.
Il suo contributo in sede costituente lo diede soprattutto nell'ambito delle cinque diverse commissioni di cui fece parte per l'esame di disegni di legge governativi, per lo più in materia di norme elettorali. Raramente intervenne in aula se non per interrogazioni a tutela di interessi delle popolazioni locali. li 29 marzo 1947 fu delegato dal gruppo socialista per commemorare il dodicesimo anniversario della morte, in esilio, di Filippo Turati.
Nelle elezioni del 18 aprile 1948 fu candidato, in rappresentanza dei socialisti, nelle liste del Fronte popolare nella circoscrizione di Cuneo-Alessandria-Asti. Come accadde in moltissimi collegi, la maggiore forza organizzativa dell'apparato comunista consentì ai candidati del Pci di sopravanzare quasi ovunque i socialisti (i deputati del Psi saranno solamente 42 sui 183 eletti del Fronte) e De Michelis, nonostante l'appoggio di tutte e tre le federazioni del Piemonte Sud, non fu più rieletto.
Morì nel 1961 all'età di settantadue anni.

FONTI E BIBLIOGRAFIA
Dati personali e attività politica fino alle leggi eccezionali dei 1926 si possono trovare nel suo fascicolo in Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, da cui sono tratti i cenni biografici che si arrestano a tale data: De Michelis Paolo,in Franco Andreucci - Tommaso Detti, "Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943", vol. V, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 211-212. Sul periodo successivo, e in particolare sulla riorganizzazione del Psi in Piemonte e la partecipazione alla Resistenza, cfr. G. Subbrero, La divisione Matteotti "Marengo ": profilo di una formazione partigiana, "Quaderno di storia contemporanea", 1994, n. 15, pp. 5583. Sul ruolo alla Costituente vedi Atti dell'Assemblea Costituente, Roma, 1946-1948; e ad indicem R. Ruffilli, "Cultura politica e partiti nell'età della Costituente", Bologna, Il Mulino, 1979, vol. 11.